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Intervista a Gioacchino Palma

La Redazione
"Il nostro festival ha un sottotitolo molto preciso e rivelatore: "festival degli immaginari bandistici". Della banda ci interessa la storia, la narrazione, il profumo, la suggestione, l'archetipo"
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Che cosa significa essere Direttore Artistico di un festival come quello di Bande a Sud?

Significa tanto lavoro e condivisione. Significa aver avviato un processo che, se da un lato deve farsi carico di una costante documentazione, una ricerca incessante delle esperienze musicali che interpretano nel nostro tempo lo spirito della banda, dall’altro – ancora più importante – deve tenere unito un gruppo sempre più numeroso, appassionato, consapevole. Non è facile. Un festival della portata di Bande a Sud ha bisogno di professionalità sempre più specifiche e preparate. Occorre farsi carico di porzioni di lavoro di grande entità, che possono essere condotte a compimento solo nel rispetto dei reciproci ruoli, armonizzati tra loro. Un gruppo nel quale ci sia fiducia reciproca, capacità di superare attraverso il dialogo le inevitabili difficoltà, unità negli intenti e negli obiettivi. Nel gruppo di Bande a Sud avviene tutto questo. Credo che sia il vero segreto del festival, ed è per me motivo di grande soddisfazione.

Cosa contraddistingue questo festival rispetto ad altri festival Bandistici?

Il nostro festival ha un sottotitolo molto preciso e rivelatore: “festival degli immaginari bandistici”. Della banda ci interessa la storia, la narrazione, il profumo, la suggestione, l’archetipo. La banda, in senso ampio, è un universo molto stratificato. Ingloba tutte quelle esperienze, in genere popolari, di musica “da strada”, di comunità e celebrazione, oppure legate alla ritualità. Spesso nasce in ambienti e geografie disagiate, che vogliono emergere ed esprimersi inventandosi tutto, dagli strumenti agli stili esecutivi, dai repertori ai modelli formativi. Non è solo un fatto musicale, ma coinvolge in modo molto forte un’esperienza molto particolare di comunità. Poi ci sono le esperienze bandistiche specifiche, e quelle del Sud Italia ne sono un esempio straordinario. Una delle pochissime realtà popolari che, dal basso, si appropria della musica colta e ne declina gli stili in modo originale ma in un certo senso “filologico”. Le trascrizioni dell’Opera, del repertorio sinfonico, e le composizioni originali di marce sinfoniche, hanno dimostrato, in più di due secoli di storia, una grande perizia del mestiere da parte di grandi uomini nati dalle nostre parti. Questi uomini provenivano da ambienti umili, non avevano compiuto studi regolari, ma seppero autoistruirsi e ci hanno lasciato un ragguardevole patrimonio musicale, tutto da studiare e raccontare. Ecco, il nostro festival si nutre dell’intersezione di queste due polarità, e dello spirito universale della banda, che si rifiuta di distinguere tra colto e popolare. Uno spirito molto attuale, mi pare.

giovedì 16 Agosto 2018

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