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Votazioni 4 marzo: appello alla partecipazione responsabile

Ufficio Diocesano
L'astensionismo è insostenibile, perché le assenze sono sempre riempite da chi le assenze le confeziona e le costruisce ad arte, e si pagano caramente
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I sentimenti di delusione, confusione e incertezza, indifferenza e smarrimento, persino rabbia e disgusto, sembrano prevalere in questi giorni pre-elettorali, spegnendo la speranza di futuro e alimentando il partito del non voto.

Non è nostro intento analizzare qui le cause, le responsabilità tradite e le contingenze storiche che hanno alimentato questi sentimenti, ma tenendo presenti tutti questi elementi, a mente lucida, ribadiamo che il futuro non si costruisce da solo, ha bisogno di mani, di menti e di cuori che hanno il coraggio della partecipazione…

Contro la tentazione dell’astensionismo noi ricordiamo che cedere la responsabilità è cedere la libertà. Anche se abbiamo assistito a una campagna elettorale gridata ma, a nostro parere, vuota di contenuti seri (scomparsi i temi della pace, delle politiche internazionali, dell’agricoltura, delle politiche sociali, della legalità, della questione demografica…) e piena di promesse demagogico-elettorali, noi continuiamo a credere nella democrazia come valore da coltivare, formare e promuovere.

L’ASTENSIONISMO È INSOSTENIBILE, perché le assenze sono sempre riempite da chi le assenze le confeziona e le costruisce ad arte, e si pagano caramente (vedi le seduzioni del leader forte o della delega in bianco).

Non vogliamo offrirvi indicazioni per il voto perché come cristiani “non a destra, non a sinistra, non al centro, ma in alto (editoriale di Adesso, I/3) noi vogliamo stare, lì dove per alto noi indichiamo la persona umana, ogni persona umana, con la sua dignità e con il suo valore, unico criterio valutativo della bontà delle scelte politiche da attuare.

Don Primo Mazzolari ricordava: “Non dico che siano sbagliate le strade che partono da destra, sinistra e centro: dico solo che non conducono, perché sono state cancellate come strade e scambiate come punti di arrivo e di possesso (Ivi, I/3), per questo bisogna tornare a considerare la persona umana e la sue relazioni con gli altri e con il mondo come il criterio alto per conservare la vita proiettandola verso il futuro.

domenica 25 Febbraio 2018

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